martedì 30 settembre 2008

Settembre 2008 - Tutti i dischi che ho ascoltato questo mese...






































































































Titoli Giudizio
The New Year - The New Year (2008)

8


Human Highway - Moody Motorcycle (2008)

7,5


Okkervil River - The Stand Ins (2008)

7,5


Glen Campbell - Meet Glen Campbell (2008)

6,5


Bodies Of Water - A Certain Feeling (2008)

6,5


Oxford Collapse - Bits (2008)

6,5


The Walkmen - You & Me (2008)

6,5


The Indelicates - American Demo (2008)

6,5


Uh Huh Her - Common Reaction (2008)

6,5


The Pigeon Detectives - Emergency (2008)

6,5


The Pineapple Thief - Tighly Unwound (2008)

6,5


Mogwai - The Hawk Is Howling (2008)

6,5


TV On The Radio - Dear Science (2008)

6,5


Amanda Palmer - Who  Killed Amanda Palmer (2008)

6,5


Deer Tick - War Elephant (2007)

6,5


The Verve - Forth (2008)

6


Matthew Sweet - Sunshine Lies (2008)

6


David Vandervelde - Waiting For The Sunrise (2008)

6


Ra Ra Riot - The Rhumb Line (2008)

6


The Stills - Oceans Will Rise (2008)

6


Parenthetical Girls - Entanglements (2008)

6


Puressence - Don't Forget To Remember (2008)

6


Kings Of Leon - Only By The Night (2008)

6



mercoledì 24 settembre 2008

The New Year - The New Year



anno: 2008


genere: IndieRock


link: http://www.thenewyear.net/


commento:


E' arrivato l'autunno...qualcuno si lamenta...a me l'autunno piace: è un momento in cui finalmente ti puoi prendere un po' di tempo per te, nel quale non sei obbligato a fare quello che fanno tutti...e se per caso cercate qualcosa che vi possa accompagnare nei vostri momenti di sospirata solitudine, è appena uscito un dischetto che fa al caso vostro. Immagino che qualcuno protesterà per un mezzo punto in piu' nel voto (...forse anche piu' di mezzo...). Probabilmente non avete ancora capito bene, seguitemi un secondo... Mi sono convinto, ascolto dopo ascolto, che la musica dei fratelli Kadane vada ascoltata da un particolare punto di vista, da una prospettiva diversa dal solito. Non sono normali canzoni. Qui i protagonisti non sono la voce o i testi, che sembra quasi servano solo da ornamento; le vere protagoniste qui sono le note: a loro è affidato il compito di raccontare le sensazioni e la delicatezza delle composizioni dei The New Year. Questa impostazione è sicuramente l'eredità di un tipo di musica tra post-rock e slow-core che era già caratteristica peculiare degli estinti Bedhead. Durante l'ascolto provate a prestare piu' attenzione alla parte melodica e strumentale nei singoli brani, piuttosto che all'intera canzone in sè, come normalmente si è portati a fare. Vi accorgerete che le cose da scoprire sono molte di più di quanto poteva sembrare. Bisogna avere un poco di pazienza per cercare di cogliere i dettagli che a prima vista sfuggono. Ad esempio il finale di "MMV", con il piano e le chitarre che si rincorrono come amanti, ha la capacità di ipnotizzarci e di accompagnarci in una dimensione parallela, sempre con una sensazione di serena malinconia. "Seven Days and Seven Nights" con quella pennata di chitarra acustica che si ripete insistentemente sopra ad un arpeggio elettrico, in un continuo crescendo, scandito dai colpi di grancassa, ricorda l'immagine di un fiore che dispiega i suoi petali lentamente fino a sbocciare nel pieno del suo splendore. O come in "Body and Soul", dove il pianoforte (...molto usato in tutto il disco...) introduce, dopo il cantato, un tenero lamento distorto di  chitarra: quasi come il canto delle balene che si disperde nell'immensità dell'oceano. Ascoltando questo disco si rischia di perdere la cognizione del tempo: le canzoni seppur brevi, danno tutte la sensazione di essere molto piu' lunghe. In mezzo a tutta questa dolce, calma e rilassata disillusione c'è pure spazio per alcune accelerazioni sia ritmiche che sonore: quasi dei respiri profondi, che servono a spingere fino in fondo ai polmoni la musica sentimentale dei The New Year. Manca forse l'acuto, il brano che ti fa spalancare la bocca dallo stupore, anche se le prime due canzoni del disco sono ogni volta un' esperienza da pelle d'oca... Avrete capito che questo disco mi piace... Lo so che non sarà così per tutti, ma dategli una possibilità... In questo periodo, quando non so bene cosa ascoltare, la decisione è obbligata...e mi è capitato che quando finisce, non resta altra scelta se non quella di ricominciare da capo... Quest'anno il passaggio di stagione ha per me una dolcissima colonna sonora...


Voto al disco: 8


















































Tracklist Giudizio
1. Folios

++


2. The Company I Can't Get

++


3. X Off Days

+


4. The Door Opens

+



5. MMV



++


6. Seven Days And Seven Nights

++


7. Wages Of Sleep

+


8. Body And Soul

++


9. My Neighborhood

++


10. The Idea Of You

++



domenica 14 settembre 2008

Human Highway - Moody Motorcycle



anno: 2008


genere: IndiePop


link: http://www.myspace.com/humanhighway


commento:


Pare che la vena artistica di Nick Thornburn non abbia alcuna intenzione di esaurirsi. A pochi mesi dall'uscita dello stupefacente "Arm's Way" il cantante-leader degli Islands ritorna con un nuovo progetto. Accompagnato dal cantante songwriter Jim Guthrie, che già aveva supportato gli Islands nel loro tour, mette assieme un nuovo lavoro con dodici canzoncine folk-pop sotto il nome di Human Highway. Registrato in pochi giorni, a casa di Guthrie a Toronto (...ma guarda un po'...), spicca per una semplicità compositiva sorprendente, ma, allo stesso tempo, anche per una profondità melodica deliziosa, che ti si insinua dentro all'istante. Se vogliamo questo lavoro rappresenta un po' anche l'altra anima di Thorburn: se con gli Islands pecca in pomposità ed epicità, qui ci dimostra la sua versatilità, con delle canzoni più essenziali, più intime; e questa capacità di variare così facilmente il proprio stile, restando sempre su certi livelli, è sintomo di vera classe!!! Disco easy-listening quindi, ma al quale non manca proprio nulla. Si passa dalle armonie sospese di "All Day" e "Get Lost", che hanno nelle rispettive parti strumentali il loro punto di forza (...quelle pennate di basso pulite e precise vibrano nello stomaco...), al pop trascinante ma un po' desolato di "What World". "Ode To Abner" è una piccola gemma di rara emotività. "Pretty Hair" è stata rubata direttamente da Arm's Way: ne conserva l'imprevedibilità e l'evoluzione continua di suoni, ritmi e melodia. Bellissima!!! Arriviamo così al tris d'assi finale (...qui il tasto repeat si è consumato...). Tre canzoni messe lì apposta per solleticare la nostra parte meno razionale: sono dolci, tenere, tenui pennellate di musica, che nella loro leggera inquietudine mi riconciliano con il mondo. "Duties Of The Lighthouse Keeper" con la romantica metafora del faro, non è una canzone triste ...è una canzone d'incitamento a non mollare mai. Infine, il commiato è affidato ad una cover, qui riarrangiata (...e rinominata) perfettamente per l'occasione. Niente altro, tutto qua. Ve lo dicevo che era un disco "semplice". E' uno di quei dischetti di contorno che tanto mi piacciono. Se avete la sensibilità giusta, questo Moody Motorcycle è una piccola dispensa di emozioni...


Voto al disco: 7,5


























































Tracklist Giudi
1. The Sound

++


2. All Day

++


3. Get Lost

++


4. What World

++


5. Sleep Talking

+


6. Moody Motorcycle

++


7. My Beach

+


8. Ode To Abner

++


9. Pretty Hair

++


10. Vision Failing

++


11. Duties Of A Lighthouse Keeper

++


12.  I Wish I Knew

++



lunedì 8 settembre 2008

Okkervil River - The Stand Ins



anno: 2008


genere: IndieFolk


link: http://www.okkervilriver.com/


commento:


Sono passati anni, cinque dischi, e sono ancora qui in piedi davanti alla cassa, con un disco degli Okkervil River in mano, ed ascolto a bocca aperta, stranito come se fosse la prima volta, quanto avvolgente, bella e unica sia la voce di Will Sheff. Nessuno dovrebbe privarsi del conforto che questa voce riesce a dare ai nostri timpani; conforto che da li schizza diritto in fondo al cuore per merito di una capacità compositiva e melodica fuori del comune. Ve lo dico subito: non è un capolavoro ...ma come sempre è un gran bel disco!!! Vale un po' il pensiero che avevo avuto (...sono andato a rileggermi cosa scrivevo...) per "The Stage Names", anche se qui l'impatto è stato (...per me) meno traumatico. Rimango dell'idea che il folk nero di "Black Sheep Boy" sia stato il picco (...non più raggiungibile??...), e che questo ripiegamento finale, su un folk più pop, non sia stata una scelta indovinata. Il differente tono si percepisce immediatamente dalle copertine dei dischi: "Black Sheep Boy" era solo nero e bianco davanti, e rosso sangue dietro. Le ultime due sono invece colorate (...anche se questa non è che si possa definire gioiosa!!!). Ma rivedendo ora la cosa, sono piu' propenso a considerare che non sia stata una scelta, ma bensì una fisiologica evoluzione alla quale non si poteva sfuggire. Quindi questo "The Stand Ins" è la naturale continuazione del cammino intrapreso con "The Stage Names". Sheff dice che nelle intenzioni iniziali, il primo avrebbe dovuto essere un album doppio. Questo "The Stand Ins" è quindi il secondo di quell'ideale album doppio. Tanto che i temi trattati nel primo vengono qui ripresi e rielaborati sotto altri punti di vista. Ma non pensate che sia una raccolta di scarti; anzi, io sono dell'idea che sia addirittura superiore al predecessore (...forse anche questo pensiero e dovuto all'impatto meno traumatico...mah...mi hai convinto Giallone!!!). I pezzi sopra le righe non macano di certo: "Lost Coastlines" ci regala l'ultimo duetto tra Sheff e Jonathan Meiburg, che ormai ha abbandonato la band per dedicarsi esclusivamente al suo progetto parallelo: gli Shearwater. La parte finale tra archi, fiati e il la-la-la di Sheff è qualcosa di assolutamente rasserenante. Non mancano nemmeno le più classiche ballate malinconiche alla Okkervil: "On Tour With Zykos" e la finale "Bruce Wayne Campbell Interviewed On The Roof Of The Chelsea Hotel, 1979" sono due canzoni da gelare il sangue nelle vene ...e non mi stanco di ripeterlo: chiudete gli occhi e ascoltate la voce di Will Sheff; vi accorgerete che in quel momento vi sta scavando dentro, e che riesce nell'impresa di infondere un po' di calore ad un certo freddo vuoto che ci si porta dentro. Sarà che è un  periodo così... sarà che oggi la sento in questo modo, ma "The Stand Ins" è un disco che nella sua concretezza definirei rassicurante. Andate a procurarvelo!!!


Voto al disco: 7,5






















































Tracklist Giudizio
1. The Stand Ins, One

/


2. Lost Coastlines

++


3. Singer Songwriter

++


4. Starry Stairs

++


5. Blue Tulip

++


6. The Stand Ins, Two

/


7. Pop Lie

+


8. On Tour With Zykos

++


9. Calling And Not Calling My Ex

+


10. The Stand Ins, Three

/


11. Bruce Wayne Campbell Interviewed On The Roof Of The Chelsea Hotel, 1979

++




lunedì 1 settembre 2008

Agosto 2008 - Tutti i dischi che ho ascoltato questo mese...


























































































Titoli Giudizio
The Rural Alberta Advantage - Hometowns (2008)

8,5


Hey Rosetta! - Into Your Lungs (2008)

8


The Hold Steady - Stay Positive (2008)

7


Wild Sweet Orange - We Have Cause To Be Uneasy (2008)

6,5


Albert Hammond Jr. - Como Te Llama (2008)

6,5


The Tunics - Somewhere In Somebody's Heart (2008)

6,5


Noah and The Whale - Peaceful, The World Lays Me Down (2008)

6,5


Dr. Dog - Fate (2008)

6,5


Radar Bros. - Auditorium (2008)

6,5


Silver Jews - Lookout Mountain, Lookout Sea (2008)

6,5


Fear Of Music - Actor/Actress (2008)

6,5


Sopor Aeternus - Les Fleurs Du Mal (2007)

6,5


Port O'Brien - All We Could Do Was Sing (2008)

6


Lowgold - Promise Land (2008)

6


Hayden - Everything I Long For (1995)

6


Son, Ambulance - Someone Else's Dejà Vu (2008)

6


The Rascals - Rascalize (2008)

6


Cajun Dance Party - The Colourful Life (2008)

6


Jeremy Warmsley - The Art Of Fiction (2008)

5,5


Brazilian Girl - New York City (2008)

5