lunedì 26 dicembre 2011

Radical Face - The Family Tree: The Roots

anno: 2011

genere: IndieFolk

link: http://www.radicalface.com/

commento:

Ben Cooper è tornato dopo quattro anni con il suo progetto solista Radical Face, progetto parallelo agli Electric President condiviso con Alex Kane. Di lui vi avevo già parlato nel (...ormai...) lontano 2007 quando era uscito "Ghost", lavoro d'esordio del nostro Radical Face, ed oggi sono ben contento di riproporvi un lavoro di questo ispiratissimo artista; sono felice soprattutto perchè con i tempi che corrono, ogni tanto qualcuno dimostra di non aver perso il suo estro creativo. Questo "The Roots" dovrebbe essere il primo lavoro di una trilogia intitolata "The Family Tree" che, come il titolo suggerisce, è incentrata sul tema della famiglia, della vita e dei rapporti con il passato. Sembra un classico della letteratura americana!!! In tutto il lavoro si percepisce quel senso di produzione casalinga, che dona ancora più genuinità ai sentimenti e ai temi proposti da Ben.  Produzione casalinga che però non è sinonimo di arrangiamenti difettosi o semplicità di produzione ...anzi tutt'altro: gli strumenti coinvolti sono vari, e tra i fingerpicking di chitarra e i semplici accordi di pianoforte si inseriscono crescendo orchestrali di archi, cori e fiati, sempre ben misurati e mai opprimenti, e non mancano alcune indovinatissime incursioni elettroniche (...reminiscenze del primo lavoro degli Electric President...). Un altro fattore che contraddistingue il lavoro, e che pure questo era un punto fermo sia del primo (...e migliore) lavoro degli Electric President che del precedente "Ghost", è il continuo cambio di ritmi: da leggeri e sfuggenti, a volte anche assenti, si passa in men che non si dica ad accelerazioni marcate ed incalzanti...in alcuni casi veramente entusiasmanti!!! E tutta questa tecnica sarebbe ben poca cosa se non fosse imbastita e resa coesa da delle melodie deliziose, coinvolgenti e sempre personalissime. Anche se sono ormai in ritardo, vi propongo questo disco come mio personale regalo di Natale; inoltre devo ammettere che l'atmosfera intima che si crea ascoltandolo è ideale per questo periodo dell'anno: perfetto da donare a chi si tiene, o anche a se stessi, sarà apprezzato sicuramente!!!...e poco importa se Natale è passato...ogni momento è giusto per regalare emozioni!!! Auguri a tutti!!!

Voto al disco: 7

Giudizio &Tracklist
(++) 1. Names
 ++   2. A Pound Of Flesh
 ++   3. Family Portrait
 +     4. Black Eyes
 ++   5. Severus and Stone
 +     6. The Moon Is Down
 ++   7. Ghost Towns
 +     8. Kin
 ++   9. The Dead Waltz
 ++   10. Always Gold
 ++   11. Mountains

martedì 4 ottobre 2011

Clap Your Hands Say Yeah - Hysterical

CYHSYanno: 2011

genere: IndieRock

link: http://clapyourhandssayyeah.com/

commento:

Tornano dopo quattro anni i CYHSY, dopo lo stupefacente omonimo debutto che li aveva portati alla ribalta del pubblico indie di tutto il mondo, e dopo il seguito "Some Loud Thunder" che però non aveva avuto affatto la fortuna del predecessore...personalmente il secondo lavoro era stato un'assoluta delusione. Quindi potete bene immaginare lo stato d'animo e la diffidenza che mi accompagnava mentre andavo ad ascoltare per la prima volta questo "Hysterical"...ero praticamente già sfiduciato prima ancora di cominciare...ed invece, fin dalla prima traccia, mi sono dovuto ricredere. Situazione che poi si è andata assodanto con la continuazione del disco e soprattutto con i vari ripetuti ascolti. Resta di fatto che l'exploit di originalità e di unicità che il primo disco ci aveva fatto conoscere i CYHSY non è nemmeno sfiorato...quella era tutta un'altra cosa, ma qualcosa di buono c'è pure in questo. Certo l'approccio musicale di oggi è completamente diverso da quello di un tempo, forse la si può anche vedere come un'evoluzione di quella musica sghemba, basata su quel modo ancor più sbilenco di cantare di Alec Ounsworth. Si, perchè richiami, seppur vaghi, a quella proposta qui si possono sentire; la differenza principale è l'offerta di una melodia molto più corposa, carica di synth e di riverberi di chitarre. Questo tende a dare a tutto il lavoro un senso di solidità che non  delude l'ascoltatore. Inoltre bisogna dare atto ai CYHSY di saper creare delle ottime atmosfere melodiche, sia quando si impegnano in territori più romantici o malinconici ("Adam's Plane" è un perfetto ending che parte lento e si conclude in "isteria", ma forse un poco troppo lunga; "Siesta (For Snake)" è bellissima, la mia preferita; "Misspent Youth" è un'eterea ballata che rimane sospesa a mezz'aria), che in quelli più tirati e trascinanti ("Same Mistake" e "Hysterical" che si fanno piacere fin dal primo ascolto per la grinta che infondono; "Into Your Alien Arms" che suona un po' ovattata ma che alla fine contiene un assolo distorto concentrato di riverberi...veramente squisito). I giudizi per il web sono altalenanti e in generale sicuramente non troppo entusiastici, ma personalmente, dopo più ascolti mi sono convinto che questo sia proprio un buon disco di pop-rock, concreto e consistente che si fa ascoltare con piacere e che, se devo dirla tutta, contiene qualche ideuccia proprio niente male.

Voto al disco: 7


Tracklist
1. Same Mistake  ++
2. Hysterical ++
3. Misspent Youth ++
4. Maniac +
5. Into Your Alien Arms ++
6. In A Motel +
7. Yesterday, Never +
8. Idiot +
9. Siesta (For Snake) ++
10. Ketamine and Ecstasy +
11. The Witness' Dull Surprise +
12. Adam's Place ++

lunedì 26 settembre 2011

Settembre 2011 - Tutti i dischi che ho ascoltato questo mese...

Titoli & Giudizio
  • Clap Your hands Say Yeah - Hysterical (2011)                              --- 7
  • Girls - Father, Son, and Holy Ghost (2011)                                    --- 6,5
  • We Are Augustines - Rise Ye Sunken Ships (2011)                       --- 6,5
  • Hhymn - In The Depths (2011)                                                      --- 6,5
  • Timber Timbre - Creep On, Creepin' On (2011)                              --- 6,5
  • Danger Mouse & Sparklehorse - Dark Night Of The Soul (2009)      --- 6
  • The Indelicates - David koresh Superstar (2011)                            --- 6
  • Bodies Of Water - Twist Again (2011)                                          --- 6
  • The Elected - Bury Me In My Rings (2011)                                   --- 6
  • Bill Callahan - Apocalypse (2011)                                                 --- 6
The Indelicates - un insieme di buone canzoni...ma stavolta i coniugi "indelicates" non mi hanno particolarmente impressionato.
Timber Timbre - Canadesi, al secondo lavoro, ci offrono un delicato disco blues con atmosfere sinistre, quasi da film horror...lavoro molto originale con ottime melodie.
Bodies Of Water - Di bravura ce n'è...e si sente; ma non mi ha colpito più di tanto. Dolcissima l'ultima "You Know Me so well".

The Elected - Pop sdolcinato allo stato puro...ma che in fondo può anche piacere, nella sua "banalità"...c'è sicuramente anche di peggio in circolazione. Se volete un assaggio vi propongo la n° 6, "This Will Be Worth It"...ma forse 12 canzoni d'infilata di questo tipo sono un po' troppo...

Danger Mouse & Sparklehorse - progetto ambizioso del 2009 che mi ero perso...i nomi in ballo sono di tutto rispetto, dai produttori (Danger Mouse e Linkous), alle voci che hanno collaborato, a David Lynch che ha prodotto i contenuti multimediali e le foto. Purtroppo, alla fine, la musica non asseconda in pieno le aspettative create dai grandi nomi.

Hhymn - E' il debutto per la band folk-pop di Nottingham...ed è un buon debutto, al quale però a mio avviso mancano gli acuti. Temi e melodie malinconiche vengono trattati in modo molto personale, e di questo bisogna dar loro atto...anche se per i miei gusti personali manca ancora qualcosa...vedremo in futuro

We Are Augustine - Lavoro molto caratteristico e particolare di folk alternativo del duo di Brooklyn formato da Billy McCarthy e Eric Sanderson. E' un disco molto personale, biografico che trova ispirazione dai vari sconvolgimenti della difficile vita di Billy. E la melodia segue appieno questa sensazione di inquietudine. Forse si meritava anche qualcosina in più...ve lo consiglio, provate "Chapel Song" e "Juarez", ma tutta la prima metà del disco merita un ascolto attento.

Bill Callahan - Tutto perfetto, tutto molto bello...songwriting di classe...perfetto per chi cerca un disco cantautorato americano di un certo spessore.

Girls - A me è piaciuto molto più questo del precedente...uno stile misto, che si alimenta prendendo un po' qua e un po' la, ma che sa toccare le corde giuste della melodia raccontando storie di pene d'amore e di solitudini inconsolabili: non a caso la mia preferita è "Vomit"...è una perla che non si può perdere....ascoltatela!!!

mercoledì 31 agosto 2011

Arctic Monkeys - Suck It and See
arctic monkeysanno: 2011

genere: IndieRock

link:
http://www.arcticmonkeys.com/

commento:Non sono mai stato un grande fan degli Arctic Monkeys, ma in questo nuovo "Suck It and See" ho trovato delle gradevoli idee che hanno avvicinato i miei gusti personali, più che in ogni precedente lavoro. Leggo in giro che per la critica questo è un album abbastanza controverso: chi ha amato i primi Arctic Monkeys di "Whatever People Say I Am, That's What I'm Not" credo si senta un po' tradito dalla virata, che si può anche definire "pop", della band di Alex Turner; ma si trovano anche dei giudizi positivi, e io mi sento di sostenere questo secondo parere. Anche questo è stato registrato a Los Angeles, come il precedente "Humbug"; si discosta però dalle sonorità più stoner-rock care a Josh Homme che li ha guidati nella produzione la volta precedente. Anzi, forse qui più che mai, si lascia spazio a ballate melodiche, che negli episodi precedenti non trovavano spazio. Ma che il talento compositivo di Alex Turner avesse tra le sue corde anche momenti più emotivi e (...perchè no?!?) romantici lo si era già intuito da quando ci aveva deliziato con il progetto parallelo dei The Last Shadow Puppets's , assieme a Miles Kane.vlcsnap-2011-08-30-17h05m44s204 E' quindi chiaro che a mio parere l'apice si raggiunga con la doppietta "Piledriver Waltz" e "Love Is A Laserquest"; ma notevoli sono anche la spigliata "Black Treacle" (...che bella la voce qui...bravo Alex!!!), la spensierata "The Hellcat Spangled Shalalala" e la più "heavy" "Don't Sit Down 'Cause I've Moved Your Chair", ma anche tutto il resto non si fa disprezzare, e nel complesso è proprio un buon disco...il mio preferito delle scimmie artiche. vlcsnap-2011-08-30-17h02m35s18Aggiungo che questa estate sono riuscito anche a vederli live al Festival di Benicassim, assieme al sempre fedele e mai pago di musica Pruzzo.
Arctic Monkeys al FIB 2011 (potevo solo riprendere gli schermi al Palco Maravillas)












Voto al disco: 7

Giudizio & Tracklist

+   1. She's Tunderstorms
++ 2. Black Treacle
+   3. Brick By Brick
++ 4. The Hellcat Spangled Shalalala
++ 5. Don't Sit Down 'cause I've Moved Your Chair
+   6. Library Pictures
+   7. All My Own Stunts
+   8. Reckless Serenade
++ 9. Piledriver Waltz
++ 10. Love Is A Laserquest
+   11. Suck It and See
+   12. That's Where You're Wrong
 

sabato 20 agosto 2011

Okkervil River - I Am Very Far
OKKERVIL-RIVER-I-AM-VERY-FAR

anno: 2011

genere: IndieRock

link:
http://www.okkervilriver.com/

commento:Gli Okkervil River sono uno dei miei gruppi preferiti e devo dire che questa volta Will Sheff mi ha messo davvero in difficoltà: ammetto che la "digestione" di questo "I Am Very Far" è stata alquanto laboriosa ...e pure un po' dolorosa. Ricordo che la prima volta che lo ho ascoltato il mio disappunto cresceva pezzo dopo pezzo. Pensavo alla stessa storia che si ripete da qualche di tempo: grande attesa, grandi aspettative e una volta infilato il disco nel lettore e premuto play tutte queste speranze che vanno a sgretolarsi in pochi attimi. Non era possibile, mi sentivo vicino all'ennesima infima delusione!!! Quando ecco che tutto ad un tratto il cielo plumbeo si squarcia e il tanto atteso raggio di sole mi investe. A questo punto posso dirvi che questa piccola descrizione (con relativo voto) si riferisce principalmente al trittico centrale "White Shadow Waltz", "We Need A Myth" e "Hanging From A Hit". Ribatterete che non è giusto giudicare un disco da sole tre canzoni, ma che bisogna per forza tenere conto di tutto il lavoro nell'insieme per poter essere il più obbiettivi possibile...ma credetemi, è quello che faccio! Quanto di buono mi riesce ad infondere l'ascolto di queste tre canzoni va a colmare il difetto di un disco sicuramente al di sotto dei livelli soliti per gli Okkervil. Certo forse il voto è un po' alto, ma aggiungiamo la stima personale per Sheff alla sufficienza piena e raggiungiamo il giudizio finale. In ogni caso non posso negare di essere rimasto con l'amaro in bocca: questo è a mio parere il minore, forse anche in più "strano" lavoro degli Okkervil. Sarà che Sheff stavolta ha voluto fare troppo di testa sua, accollandosi anche il lavoro di produzione, mettendo da parte il produttore Brian Beattie, dichiarando apertamente "che è stato eccitante poter fare tutto quello che volevamo senza troppe discussioni". Comunque sta di fatto che molte cose continuano anche ora, dopo molti ascolti, a non andarmi giù, ma a consolarmi restano queste tre perle, che a mio parere sono di una fattura fuori dal comune. Bellissima "White Shadow Waltz", incalzante, turbinosa, un continuo incedere di rullate, una completezza sonora e strumentale al limite della perfezione; trascinante, da sentire al massimo volume. "We Need A Myth" è un po' sua sorella in quanto ad andatura in crescendo...due climax splendidi, che ti si stampano nella mente; ascoltate la parte centrale, quando entrano gli archi e poi Sheff torna  a cantare su soli quattro accordi di pianoforte con la cassa che tiene il tempo...ne vorrei sentire sempre di passaggi così!!! E infine tutto degenera: Sheff che tuona a squarciagola e gli strumenti (ma quanti sono!?!) più disparati che si intrecciano uno con l'altro. Queste sono canzoni, quelle che mi fanno alzare dalla poltrona, quelle da tasto "repeat" per sempre. Sinceramente un'emozione musicale come non mi succedeva da tempo! Infine "Hanging From A Hit", la perfetta idilliaca ballata Okkervil che ti rimette in pace con l'universo: che dolcezza la voce di Sheff, e pure questa in crescendo tra vocalizzi corali e fiati. Un tonico per l'anima. Brividi.

Voto al disco: 7

Giudizio & Tracklist
+   1. The Valley
+   2. Piratess
+   3. Rider
+   4. Lay Of The Last Survivor
++ 5. White Shadow Waltz
++ 6. We Need A Myth
++ 7. Hanging From A Hit
+   8. Show Yourself
+   9. Your Past Life As A Blast
+  10. Wake And Be Fine
+  11. The Rise
Glasvegas - Euphoric /// Heartbreak \

anno: 2011

genere: IndieRock

link:
http://www.glasvegas.net/it/home

commento:

Aspettavo con ansia l'uscita di questo nuovo, dopo lo stupendo esordio, tanto da andarli a a sentire live a Milano (con Giovannino), prima ancora dell'uscita ufficiale del disco. Per prima cosa, una volta ascoltato il disco, posso dire con un pizzico di sollievo che l'ispirazione di Allan non è scemata, anche se l'impostazione sonora è diversa dal solito: più ricca di suoni, di synth, più rumorosa, più carica di beat (nuova batterista). Dopo questo va però detto che il lavoro non è "forte" in tutte le sue parti come l'esordio...ma alla fine non lascia affatto delusi. Il fosco romanticismo, la concezione decadente, la visione della musica come un'onda emotiva e coinvolgente, non è stata tradita e in fondo è proprio quello che gli adulatori amano della proposta dei Glasvegas. D'altra parte i detrattori diranno che questa piccola svolta sonora sia qualcosa di effimero e poco sincero, un modo forse per accontentare i più e di avvicinarsi così al mainstream, che il disco suona in molte parti molto simile, che il tutto è pervaso da una continua ricerca di magniloquenza fine a se stessa. Io non credo sia così, anzi credo che Allen sia sincero in quello che fa e che questo sia il suo modo di scrivere e di esprimersi; non si è svenduto, ha solo voluto rendere la sua musica un poco più  luminosa; forse anche una naturale voglia di rinascita e cambiamento dopo il periodo nero (overdose) che ha attraversato. Certo a volte sembra di voler riproporre sempre quella ricerca di pathos così ben gestita nel primo lavoro, e di non riuscire a raggiungere quelle vette, ma capita solo in alcuni momenti; altri sono ben fatti a mio parere. Quindi mi sento di prendere questo disco come uno slancio verso una innovazione che per forza di cose deve esserci, non negando di essere in ogni caso molto più legato alle rade e delicatamente cupe atmosfere del primo lavoro, che resta sempre un gradino più in alto(...e forse anche qualcosa di più). In conclusione, la sensazione che mi resta è quella che i Glasvegas restano sempre una band con un qualcosina in più di molte altre, con una capacità di creare brani con melodie semplici ma accattivanti, con la potenzialità di riuscire a creare qualcosa di epicamente trascinante; e se anche questa volta non sono riusciti a coinvincermi in pieno, rimango, sicuramente non deluso, ma prima di tutto, fiducioso e speranzoso, che non li abbiamo persi, ma che sicuramente li ritroveremo, e credo proprio che saranno ancora tanti coloro che si lasceranno trasportare dai tumulti emozionali di questi "nuovi" Glasvegas. In mezzo al marasma deludente di oggi, io resto un loro sostenitore!!!

Voto al disco: 7

Giudizio & Tracklist

/     1. Pain Pain Never Again
++ 2. The World Is Yours
++ 3. You
+   4. Shine Like Stars
++ 5. Whatever Hurts You Through The Night
++ 6. Stronger Than Dirt
+   7. Dream Dream Dreaming
++ 8. I Feel Wrong
++ 9. Eupohria, Take My Hand
++ 10. Lots Sometimes
+   11. Change
Glasvegas live al Magnolia - Milano 14.03.2011

Finalmente ho risolto i vari problemi di questi mesi, ed oggi posso provare a rimettere un pò di ordine pure nel blog...non avevo abbandonato, solo delle varie "movimentazioni" da risolvere, e ad oggi posso prendermi questi giorni di vacanza che restano per fare il punto della "mia situazione musicale".
Agosto 2011 - I dischi che ho ascoltato in questi mesi di assenza...

Titoli & Giudizio
  • Miles Kane - Colour Of The Trap (2011)                                     6,5
  • The Dears - Degeneration Street (2011)                                      6,5
  • Timothy Monger - The New Britton Sound (2011)                        6,5
  • The Mountain Goats - All Eternals Deck (2011)                            6
  • The Jim Jones Revue - Burning Your House Down (2010)              6
  • Broken Records - Let Me Come Home (2010)                               6
  • The Raveonettes - Raven in the Grave (2011)                                6
  • Cake - Showroom Of Compassion (2011)                                     6
  • Drive-By Truckers - Go-Go Boots (2011)                                      6
  • Death Cab for Cutie - Codes and Keys (2011)                               6
  • Kaiser Chiefs - The Future Is Medieval (2011)                               6
  • The Kills - Blood Pressures (2011)                                            5,5
  • Hey Rosetta! - Seeds (2011)                                                    5,5
  • The Horrors - Skying (2011)                                                     5,5
Miles Kane - L'amico e "gemello" di Alex Turner pubblica il suo disco solista... e senza girarci attorno, non si può non ammettere di aver centrato subito il bersaglio. Ottimo disco di brit-pop-rock; niente di clamoroso, intendiamoci, ma azzeccate canzoncine pop da ascoltare tutte d'un fiato.

The Dears - Questo dei Dears è, soprattutto nella prima metà, proprio un bel disco: potente, equilibrato, melodico... peccato si perda nella seconda parte che poteva benissimo essere tagliata di due o tre tracce. Un dark-pop di classe, da sentire "Galactic Tides" che finisce in urla e potente crescendo di suoni, e la conclusiva titletrack.

Timothy Monger - Secondo lavoro solista per il membro dei Great Lake Myth Society. Il suo indie-folk è un interessante connubbio tra i suoni dei classici strumenti folk e arrangiamenti più moderni. Ascoltandolo ti incuriosisce e le soluzioni trovate non sono per niente banali, così come le melodie. Ascoltatelo.

The Mountain Goats - Le melodie di John Darnielle sono sempre raffinate, come pure la sua voce. Quando leggo "The Mountain Goats" io ho sempre in mente "The Sunset Tree"...e purtroppo li non ci arriviamo più...

The Jim Jones Revue - Rock'n'roll allo stato puro, d'altri tempi...con piano e chitarre che si rincorrono a suon di riff...sembra di sentire Jerry Lee Lewis indiavolato come non mai. Il disco scorre tutto sullo stesso livello senza pause; non vi stupirà, ma a chi piace il genere, qui troverà pane per i suoi denti.

Broken Records - Sembrano sempre alla ricerca di un'epicità che però non riesce ad esplodere, sia nelle voci che nelle melodie...ed alla lunga la cosa stanca.

The Raveonettes - Il duo di Copenhagen si rivolge ad una dark new wave densa di atmosfere distorte. Un clima shoegaze che ci avvolge con un misti di inquietudine ed allo stesso tempo di serena calma. Alla fine un buon disco, forse solo un po' piatto...su tutte "War In Heaven" e "Let Me On Out".

Cake - Disco che celebra i 20 anni di carriera della band. Suona esattamente come tutti gli altri lavori...niente di nuovo sotto il sole, senza infamia e senza lode...però non è certamente uno dei loro lavori migliori.

Drive-By Truckers - Americani fino al midollo, e come sempre il suono è un misto di rock soul e country che non mi dispiace mai. Lavoro lungo ma che scorre liscio senza problemi...se avete in mente un viaggio on the road negli States, portatelo con voi :-).

Death Cab for Cutie - Se ne leggono di brutte su questo disco, ma in fondo a me non sembra proprio questo obbrobrio...semplicemente un dischetto pop che si fa ascoltare, ed a dire il vero meglio di tanti altri...per i fan.

Kaiser Chiefs - Il disco è un insieme (ben 20 canzoni) di tante piccole idee musicali...alcune si sviluppano in modo completo, altre restano solo abbozzate. Difficile trovare una linea d'unione per dare un giudizio d'insieme al lavoro anche per il modo in cui l'album è stato concepito: sul sito ci si può scaricare il proprio album composto da 10 canzoni delle 20 scegliendole a proprio piacimento...una buona idea.

The Kills - Disco che parte bene con la doppietta "Future Start Slow" e "Satellite"; ritmi ben scanditi e chitarre sferzanti. Suona molto ruvido, ma a mio parere non lascia molto. Perfino un poco ripetitivo...non mi è piaciuto.

Hey Rosetta! - Questo è il terzo per la band canadese...e quanto "Into Your Lungs" mi aveva entusiasmato, tanto questo mi ha deluso. In fondo ripropongono lo stesso canovaccio del precedente, ma mi sembra proprio privo di idee...suona slegato: ci provano a inserire le impennate orchestrali che rendevano l'altro sorprendente, ma non riescono proprio ad avvicinarsi a quei livelli.

The Horrors - Ecco, qui ho avuto un'altra delusione: in fondo il disco è quello che mi aspettavo, giusta atmosfera psichedelica, giusta impronta new wave, bella come sempre la voce di Badwan...ma melodicamente non c'è nulla di veramente incisivo. Mi sembra proprio un disco senza spina dorsale, è solo musica dilatata senza un vera rotta da seguire. Non so, gli danno tutti dei voti alti...io non sono d'accordo.

venerdì 15 aprile 2011

Marzo 2011 - Tutti i dischi che ho ascoltato questo mese...

Titoli & Giudizio
  • Bright Eyes - The People's Key (2011)                                                7
  • The Vaccines - What Did You Expect From The Vaccines? (2011)       7
  • David Lowery - The Palace Guard (2011)                                            6,5
  • REM - Collapse Into Now (2011)                                                        6,5
  • East River Pipe - We Live In Rented Rooms (2011)                             6
  • The Strokes - Angles (2011)                                                             5,5

East River Pipe - Il disco, per chi non è nuovo alla creatura di Conrog, scorre via con la solita dolce semplicità...niente di nuovo, ma sempre piacevole all'ascolto...meglio la prima parte con "Backroom Deals", "Cold Ground", e "Playback Time"...

REM - Guardate, in fondo non è per niente male...è sicuramente meglio di come me lo aspettavo, da che ne dicono i vari recensori sull'inutilita di un ennesimo (quindicesimo!!!) lavoro della band di Athens...io li seguo da sempre, e ammetto che ormai non hanno più molto da dire di nuovo, ma quando le canzoni sono piacevoli da ascoltare tutto il resto passa in secondo piano. Si intravede un ritorno a vecchie sonorità rimodellate su buone melodie pop ("Uberlin", "It Happened Today"). A mio parere hanno messo d'accordo un po' tutti: fan di vecchia data e ammiratori dell'ultima ora...e Stipe mi sembra ancora in ottima forma con apprezzabilissime ballate ("Every Day Is Yours To Win", "Walk It Back").

The Strokes - Ammetto che dopo l'uscita del singolo, in me era cresciuta la speranza di una divertente sorpresona ...e invece niente!!! Non mi prende proprio, non riesco a trovarci nulla per riascoltarlo...e ci ho provato più volte!!! Salvo "Metabolism" e la bellissima "Under Cover Of Darkness".

David Lowery - Bel dischetto, piacevolissimo e molto vario sia nella ritmica che nella musicalità...c'è un po' di tutto county, folk, rock, da parte di un musicista che non conoscevo, ma che leggo essere in giro da molto tempo (Camper Van Beethoven e Cracker le sue band). Da ascoltare.
The Vaccines - What Did You Expect From The Vaccines?


anno: 2011

genere: IndieRock

link: http://www.thevaccines.co.uk/it/home/

commento:

Quindi è arrivato il momento di ascoltare questo tanto atteso disco, di cotanto celebrata next big thing d'oltre manica...sembra che in Inghilterra non si parlasse d'altro da mesi!!! In ogni caso ora è nelle nostre mani e possimo finalmente soppesarlo in prima persona, senza più dover rendere conto ai pregiudizi di nessuno...e leviamo subito ogni dubbio: il disco è veramente un buon lavoro!!! Naturalmente non è quello che resterà negli annali della storia della musica, ma svolge appieno il compito per il quale è stato creato: intrattenere divertendo!!! Possiamo anche dire di trovarci di fronte al solito disco di indie-brit-rock, ma non si può negare che questi The Vaccines centrino in pieno il bersaglio. L'album è un potenziale agglomerato di singoli, ed il lavoro svolto dal quartetto londinese si può benissimo definire un mix di diverse correnti che spaziano tra la new wave, il rock, il pop e il punk, tutte condensate in un lavoro compatto, immediato, fresco e spumeggiante. Canzoni corte, istantaneamente godibili con dei ritornelli che si stampano a fuoco nella memoria: non stupitevi se dopo un ascolto vi troverete a fischiettare "...if you wanna come back, it's alright, it's alright...", non state impazzendo, credo sia del tutto normale!!! Si passa con disinvoltura da  pezzi rapidi, festaioli e solari (Wreckin' Bar, Norgaard), ad altri più lenti e, se vogliamo, anche un po' malinconici (A Lack Of Understanding, Westsuit); c'è una buona varianza di velocità e la voce è piacevole senza strafare. In definitiva sono melodie "collosissime" e per chiunque, anche suo malgrado, rimanga invischiato in questo "What Did You Expect From The Vaccines?", uscirne indenne non sarà facilissimo...

Voto al disco: 7


Giudizio & Tracklist

++ 1. Wreckin' Bar
++ 2. If You Wanna
++ 3. A Lack Of Understanding
++ 4. Blow It Up
++ 5. Westsuit
++ 6. Norgaard
++ 7. Post Break-Up Sex
++ 8. Under Your Thumb
++ 9. All In White
+   10. Wolf Pack
++ 11. Family Friend
(+) (12.) Somebody Else's Child

domenica 3 aprile 2011

Bright Eyes - The People's Key

anno: 2011

genere: IndiePop

link: http://www.conoroberst.com/

commento:

Per chi mi segue da un po' e mi conosce, sa che la mia passione per Conor Oberst non si è mai affievolita da quel primo incontro con inevitabile colpo di fulmine...e, seppure tra alti e bassi, naturalmente dura tutt'oggi, e si rinnova con questa nuova uscita del mio pupillo. Innanzitutto diciamo che il disco non è un lavoro folk come gli ultimi, ma se vogliamo, si inserisce nel filone pop, che saltuariamente ha affascinato lo stile di Oberst; per chi conosce la sua discografia, The People's Key si può ritenere un successore di quelllo che a mio parere è stato un capolovoro del 2005: Digital Ash in a Digital Urn (disco che affiancava il più classico I'm Wide Awake, It's Morning). Detto questo, con un po' di tristezza nel cuore e con la malinconica consapevolezza che il tempo passa veloce(...troppo veloce...), bisogna aggiungere che Conor stesso ha annunciato che sarà anche l'ultimo lavoro che uscirà sotto il nome Bright Eyes. Se sarà così lo vedremo... Dopo questa ennesima dichiarazione d'amore, vi dico subito che il disco non è sicuramente un capolavoro e che non raggiunge le vette del suo predecessore citato prima, ma in fondo non se la cava per niente male: la bravura compositiva e l'emozionante voce di Conor sono quelle di sempre. Le canzoni ci sono, e sono belle canzoni, ben cantate, opportunamente suonate, efficacemente arrangiate, ma che forse avranno bisogno di più di una ascolto per entrarvi dentro fino in fondo; ma alla fine ve ne accorgerete che questo è un disco valido. La classe è sempre quella e il talento del compositore è innegabile, anche per chi non lo ama. Quello che forse mi sembra mancare è un po' di cuore, un po' di quella passione che trasudava dalla sua musica, quella sensazione che ti portava a pensare che lui ci credeva veramente a quello che cantava, ed era per quello alla fine che gli riusciva tutto così bene. Qui, sembra un po' che ormai lo faccia solo perchè è il suo mestiere; è per questo che forse non riesce più a trasportarci come accadeva una volta, o almeno è quello che un fan da sempre, sente dentro di sè :-)...
In ogni caso un buonissimo lavoro, che non sto qui a snocciolarvi canzone per canzone: mettetelo nel lettore e premete play...non rimarrete delusi!!!


Voto al disco: 7

Giudizio & Tracklist

+   1. Firewall
++ 2. Shell Games
++ 3. Jejune Stars
++ 4. Approximated Sunlight
++ 5. Haile Selassie
++ 6. A Machine Spiritual (In The People’s Key)
++ 7. Triple Spiral
++ 8. Beginner’s Mind
++ 9. Ladder Song
++ 10. One For You, One For Me

mercoledì 2 marzo 2011

The Decemberists - The King Is Dead

The-Decemberists-The-King-Is-Deadanno: 2011

genere: IndieFolk

link: http://decemberists.com/

commento:


Anche per loro penso che i tempi di Her Majesty The Decemberists e Picaresque siano ormai passati, ma quando si ha classe, non è possibile perderla tutta in un colpo!!! E' un bel disco questo dei The Decemberists...e lasciatemelo dire: come sempre che voce Colin Meloy!!! Mi piace molto più questo dei due precedenti.. Su tutte Don't Carry It All, Rox In The Box, Down By The Water, This Is Why We Fight. La particolarità che più balza all'orecchio, all'ascolto del disco, anche tenendo presente i due precedenti lavori, è un ritorno ad una semplicità compositiva che porta una vena di freschezza alle composizioni: sembra un controsenso, ma l'impressione che ho avuto è proprio questa. Lineare, diligente, forse un po' "classico" ma in fondo vivo, sincero, direi addirittura vivace. A mio avviso la sensazione più bella di questo lavoro è l'aver saputo riportare il loro folk in un ambito più rock, rendendolo di nuovo appetibile ad un pubblico più vasto; ad un pubblico, che come il sottoscritto, ama ascoltare belle canzoni, che subito colpiscono con melodie genuine e facili da assimilare, senza per forza voler cercare di stupire il popolo indie con intricati meccanismi, che il più delle volte rendono i dischi troppo pesanti e quindi poco fruibili. Diciamo che qui la sorpresa sta tutta nella semplicità!!! Ho letto che alla produzione di alcune canzoni ha partecipato anche Peter Buck, e c'è certamente un retrogusto di REM tra le note di questo disco (...forse anche di quei primi REM che furono, e che ora non sono più...purtroppo)...e anche questa sensazione un po' malinconica contribuisce a rendere il tutto molto gradevole. In definitiva vi consiglio un ascolto, senza troppe aspettative particolari, ma con la certezza di trovare, ......finalmente!!!!!!!, della buona musica...

Voto al disco: 7


Giudizio & Tracklist

++ 1. Don't Carry It All
++ 2. Calamity Song
++ 3. Rise To Me
++ 4. Rox In The Box
+   5. January Hymn
++ 6. Down By The Water
++ 7. All Arise!
++ 8. June Hymn
++ 9. This Is Why We Fight
+  10. Dear Avery 


Gennaio 2011 - Tutti i dischi che ho ascoltato questo mese...

Titoli & Giudizio
  • The Decemberists - The King Is Dead (2011)                                  7
  • Trembling Blue Stars - Fast Trains And Telegraph Wires (2011)       6,5
  • Say Hi - Um, Uh Oh (2011)                                                           6
  • White Liues - Ritual (2011)                                                            5
White Lies - ...mamma mia...di solito non sono così esplicito, ma stavolta c'è veramente poco da fare!!!...tenetevi alla larga da sto disco...l'unica traccia che si salva è il singolo, ma in fondo non mi piace neppure quello..
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Say Hi - anche qui nulla di speciale, ma almeno si fa ascoltare...ci sono un paio di passi falsi rispetto ad alcuni album passati come Discosadness, Numbers & Mumbles o Ferocious Mopes (...vi ricordo che i primi lavori uscivano sotto il nome di Say Hi To Your Mum), ma qualche bella melodia si trova ancora: Dots On Maps, Shiny Diamonds e Bruises To Prove it. Un po' troppo poco in verità...

Trembling Blue Stars - E' il secondo loro disco che ascolto...parte molto bene con un trittico dolce, incantato e raffinato: All Our Tomorrows, In Arrivals e Frosting...ma poi si perde un po'...il disco è accompagnato da un EP (Cicely Tonight Volume One) che però non aggiunge niente...si dice che sia il disco di addio del gruppo dopo ben sette album e quasi quindici anni di attività. Peccato, fosse stato tutto sul livello delle sopracitate, sarebbe stato un disco di cui ricordarsi.

sabato 8 gennaio 2011

Dicembre 2010 - Tutti i dischi che ho ascoltato questo mese...

Titoli

Giudizio

Shady Bard - Trials (2010)

6,5

My Jerusalem - Gone For Good (2010)

6,5

Admiral Radley - I Heart California (2010)

6,5

Crippled Black Phoenix - The Resurrectionists (2009)

6,5

Shady Bard - Leggermente minore del precedente in quanto a melodie, anche se ottimamente adornate di archi e fiati...la voce è sempre bellissima, ma tutto il lavoro merita apprezzamento. La title track è la mia preferita.


Admiral Radley - Nuovo gruppo per Jason Lytle; una parte dei Grandaddy e una parte degli Earlimart. Tenete conto di ascoltare un disco dei Grandaddy. Lavoro abbastanza ispirato (Jason è sempre una sicurezza) con un po' di tutto: folk, indierock e qualche spunto psych-elettronico. "I Heart California", " Red Curbs" e " I Left U Cuz I Luft U" su tutte.


My Jerusalem - Esordio per questa band, che propone un pop-rock sicuramente non innovativo, ma in fondo niente male. Molto bella "Valley Of Casualties" con la sua tromba... In ogni caso un disco melodico con uno stile variegato tra le varie tracce. Ottime anche "Sweet Chariot" e "Bury It Low".


Crippled Black Phoenix - Sono andato a recuperarlo su consiglio di Addison... Pur non essendo il mio genere preferito, non si può non rerstare affascinati da alcuni passaggi. Lavoro di una potenza e di una corposità difficile da ripetere. Un lavoro prog-rock, quindi con alcuni pezzi di minutaggio abbastanza rilevante, ma quando il tempo non ti pesa, è chiaro che ti trovi di fronte ad un disco di ottima fattura. La prima parte è la mia preferita con "Burnt Reynolds", "Rise Up and Fight" e la, per me bellissima, "200 Tons Of Bad Luck".