mercoledì 31 agosto 2011

Arctic Monkeys - Suck It and See
arctic monkeysanno: 2011

genere: IndieRock

link:
http://www.arcticmonkeys.com/

commento:Non sono mai stato un grande fan degli Arctic Monkeys, ma in questo nuovo "Suck It and See" ho trovato delle gradevoli idee che hanno avvicinato i miei gusti personali, più che in ogni precedente lavoro. Leggo in giro che per la critica questo è un album abbastanza controverso: chi ha amato i primi Arctic Monkeys di "Whatever People Say I Am, That's What I'm Not" credo si senta un po' tradito dalla virata, che si può anche definire "pop", della band di Alex Turner; ma si trovano anche dei giudizi positivi, e io mi sento di sostenere questo secondo parere. Anche questo è stato registrato a Los Angeles, come il precedente "Humbug"; si discosta però dalle sonorità più stoner-rock care a Josh Homme che li ha guidati nella produzione la volta precedente. Anzi, forse qui più che mai, si lascia spazio a ballate melodiche, che negli episodi precedenti non trovavano spazio. Ma che il talento compositivo di Alex Turner avesse tra le sue corde anche momenti più emotivi e (...perchè no?!?) romantici lo si era già intuito da quando ci aveva deliziato con il progetto parallelo dei The Last Shadow Puppets's , assieme a Miles Kane.vlcsnap-2011-08-30-17h05m44s204 E' quindi chiaro che a mio parere l'apice si raggiunga con la doppietta "Piledriver Waltz" e "Love Is A Laserquest"; ma notevoli sono anche la spigliata "Black Treacle" (...che bella la voce qui...bravo Alex!!!), la spensierata "The Hellcat Spangled Shalalala" e la più "heavy" "Don't Sit Down 'Cause I've Moved Your Chair", ma anche tutto il resto non si fa disprezzare, e nel complesso è proprio un buon disco...il mio preferito delle scimmie artiche. vlcsnap-2011-08-30-17h02m35s18Aggiungo che questa estate sono riuscito anche a vederli live al Festival di Benicassim, assieme al sempre fedele e mai pago di musica Pruzzo.
Arctic Monkeys al FIB 2011 (potevo solo riprendere gli schermi al Palco Maravillas)












Voto al disco: 7

Giudizio & Tracklist

+   1. She's Tunderstorms
++ 2. Black Treacle
+   3. Brick By Brick
++ 4. The Hellcat Spangled Shalalala
++ 5. Don't Sit Down 'cause I've Moved Your Chair
+   6. Library Pictures
+   7. All My Own Stunts
+   8. Reckless Serenade
++ 9. Piledriver Waltz
++ 10. Love Is A Laserquest
+   11. Suck It and See
+   12. That's Where You're Wrong
 

sabato 20 agosto 2011

Okkervil River - I Am Very Far
OKKERVIL-RIVER-I-AM-VERY-FAR

anno: 2011

genere: IndieRock

link:
http://www.okkervilriver.com/

commento:Gli Okkervil River sono uno dei miei gruppi preferiti e devo dire che questa volta Will Sheff mi ha messo davvero in difficoltà: ammetto che la "digestione" di questo "I Am Very Far" è stata alquanto laboriosa ...e pure un po' dolorosa. Ricordo che la prima volta che lo ho ascoltato il mio disappunto cresceva pezzo dopo pezzo. Pensavo alla stessa storia che si ripete da qualche di tempo: grande attesa, grandi aspettative e una volta infilato il disco nel lettore e premuto play tutte queste speranze che vanno a sgretolarsi in pochi attimi. Non era possibile, mi sentivo vicino all'ennesima infima delusione!!! Quando ecco che tutto ad un tratto il cielo plumbeo si squarcia e il tanto atteso raggio di sole mi investe. A questo punto posso dirvi che questa piccola descrizione (con relativo voto) si riferisce principalmente al trittico centrale "White Shadow Waltz", "We Need A Myth" e "Hanging From A Hit". Ribatterete che non è giusto giudicare un disco da sole tre canzoni, ma che bisogna per forza tenere conto di tutto il lavoro nell'insieme per poter essere il più obbiettivi possibile...ma credetemi, è quello che faccio! Quanto di buono mi riesce ad infondere l'ascolto di queste tre canzoni va a colmare il difetto di un disco sicuramente al di sotto dei livelli soliti per gli Okkervil. Certo forse il voto è un po' alto, ma aggiungiamo la stima personale per Sheff alla sufficienza piena e raggiungiamo il giudizio finale. In ogni caso non posso negare di essere rimasto con l'amaro in bocca: questo è a mio parere il minore, forse anche in più "strano" lavoro degli Okkervil. Sarà che Sheff stavolta ha voluto fare troppo di testa sua, accollandosi anche il lavoro di produzione, mettendo da parte il produttore Brian Beattie, dichiarando apertamente "che è stato eccitante poter fare tutto quello che volevamo senza troppe discussioni". Comunque sta di fatto che molte cose continuano anche ora, dopo molti ascolti, a non andarmi giù, ma a consolarmi restano queste tre perle, che a mio parere sono di una fattura fuori dal comune. Bellissima "White Shadow Waltz", incalzante, turbinosa, un continuo incedere di rullate, una completezza sonora e strumentale al limite della perfezione; trascinante, da sentire al massimo volume. "We Need A Myth" è un po' sua sorella in quanto ad andatura in crescendo...due climax splendidi, che ti si stampano nella mente; ascoltate la parte centrale, quando entrano gli archi e poi Sheff torna  a cantare su soli quattro accordi di pianoforte con la cassa che tiene il tempo...ne vorrei sentire sempre di passaggi così!!! E infine tutto degenera: Sheff che tuona a squarciagola e gli strumenti (ma quanti sono!?!) più disparati che si intrecciano uno con l'altro. Queste sono canzoni, quelle che mi fanno alzare dalla poltrona, quelle da tasto "repeat" per sempre. Sinceramente un'emozione musicale come non mi succedeva da tempo! Infine "Hanging From A Hit", la perfetta idilliaca ballata Okkervil che ti rimette in pace con l'universo: che dolcezza la voce di Sheff, e pure questa in crescendo tra vocalizzi corali e fiati. Un tonico per l'anima. Brividi.

Voto al disco: 7

Giudizio & Tracklist
+   1. The Valley
+   2. Piratess
+   3. Rider
+   4. Lay Of The Last Survivor
++ 5. White Shadow Waltz
++ 6. We Need A Myth
++ 7. Hanging From A Hit
+   8. Show Yourself
+   9. Your Past Life As A Blast
+  10. Wake And Be Fine
+  11. The Rise
Glasvegas - Euphoric /// Heartbreak \

anno: 2011

genere: IndieRock

link:
http://www.glasvegas.net/it/home

commento:

Aspettavo con ansia l'uscita di questo nuovo, dopo lo stupendo esordio, tanto da andarli a a sentire live a Milano (con Giovannino), prima ancora dell'uscita ufficiale del disco. Per prima cosa, una volta ascoltato il disco, posso dire con un pizzico di sollievo che l'ispirazione di Allan non è scemata, anche se l'impostazione sonora è diversa dal solito: più ricca di suoni, di synth, più rumorosa, più carica di beat (nuova batterista). Dopo questo va però detto che il lavoro non è "forte" in tutte le sue parti come l'esordio...ma alla fine non lascia affatto delusi. Il fosco romanticismo, la concezione decadente, la visione della musica come un'onda emotiva e coinvolgente, non è stata tradita e in fondo è proprio quello che gli adulatori amano della proposta dei Glasvegas. D'altra parte i detrattori diranno che questa piccola svolta sonora sia qualcosa di effimero e poco sincero, un modo forse per accontentare i più e di avvicinarsi così al mainstream, che il disco suona in molte parti molto simile, che il tutto è pervaso da una continua ricerca di magniloquenza fine a se stessa. Io non credo sia così, anzi credo che Allen sia sincero in quello che fa e che questo sia il suo modo di scrivere e di esprimersi; non si è svenduto, ha solo voluto rendere la sua musica un poco più  luminosa; forse anche una naturale voglia di rinascita e cambiamento dopo il periodo nero (overdose) che ha attraversato. Certo a volte sembra di voler riproporre sempre quella ricerca di pathos così ben gestita nel primo lavoro, e di non riuscire a raggiungere quelle vette, ma capita solo in alcuni momenti; altri sono ben fatti a mio parere. Quindi mi sento di prendere questo disco come uno slancio verso una innovazione che per forza di cose deve esserci, non negando di essere in ogni caso molto più legato alle rade e delicatamente cupe atmosfere del primo lavoro, che resta sempre un gradino più in alto(...e forse anche qualcosa di più). In conclusione, la sensazione che mi resta è quella che i Glasvegas restano sempre una band con un qualcosina in più di molte altre, con una capacità di creare brani con melodie semplici ma accattivanti, con la potenzialità di riuscire a creare qualcosa di epicamente trascinante; e se anche questa volta non sono riusciti a coinvincermi in pieno, rimango, sicuramente non deluso, ma prima di tutto, fiducioso e speranzoso, che non li abbiamo persi, ma che sicuramente li ritroveremo, e credo proprio che saranno ancora tanti coloro che si lasceranno trasportare dai tumulti emozionali di questi "nuovi" Glasvegas. In mezzo al marasma deludente di oggi, io resto un loro sostenitore!!!

Voto al disco: 7

Giudizio & Tracklist

/     1. Pain Pain Never Again
++ 2. The World Is Yours
++ 3. You
+   4. Shine Like Stars
++ 5. Whatever Hurts You Through The Night
++ 6. Stronger Than Dirt
+   7. Dream Dream Dreaming
++ 8. I Feel Wrong
++ 9. Eupohria, Take My Hand
++ 10. Lots Sometimes
+   11. Change
Glasvegas live al Magnolia - Milano 14.03.2011

Finalmente ho risolto i vari problemi di questi mesi, ed oggi posso provare a rimettere un pò di ordine pure nel blog...non avevo abbandonato, solo delle varie "movimentazioni" da risolvere, e ad oggi posso prendermi questi giorni di vacanza che restano per fare il punto della "mia situazione musicale".
Agosto 2011 - I dischi che ho ascoltato in questi mesi di assenza...

Titoli & Giudizio
  • Miles Kane - Colour Of The Trap (2011)                                     6,5
  • The Dears - Degeneration Street (2011)                                      6,5
  • Timothy Monger - The New Britton Sound (2011)                        6,5
  • The Mountain Goats - All Eternals Deck (2011)                            6
  • The Jim Jones Revue - Burning Your House Down (2010)              6
  • Broken Records - Let Me Come Home (2010)                               6
  • The Raveonettes - Raven in the Grave (2011)                                6
  • Cake - Showroom Of Compassion (2011)                                     6
  • Drive-By Truckers - Go-Go Boots (2011)                                      6
  • Death Cab for Cutie - Codes and Keys (2011)                               6
  • Kaiser Chiefs - The Future Is Medieval (2011)                               6
  • The Kills - Blood Pressures (2011)                                            5,5
  • Hey Rosetta! - Seeds (2011)                                                    5,5
  • The Horrors - Skying (2011)                                                     5,5
Miles Kane - L'amico e "gemello" di Alex Turner pubblica il suo disco solista... e senza girarci attorno, non si può non ammettere di aver centrato subito il bersaglio. Ottimo disco di brit-pop-rock; niente di clamoroso, intendiamoci, ma azzeccate canzoncine pop da ascoltare tutte d'un fiato.

The Dears - Questo dei Dears è, soprattutto nella prima metà, proprio un bel disco: potente, equilibrato, melodico... peccato si perda nella seconda parte che poteva benissimo essere tagliata di due o tre tracce. Un dark-pop di classe, da sentire "Galactic Tides" che finisce in urla e potente crescendo di suoni, e la conclusiva titletrack.

Timothy Monger - Secondo lavoro solista per il membro dei Great Lake Myth Society. Il suo indie-folk è un interessante connubbio tra i suoni dei classici strumenti folk e arrangiamenti più moderni. Ascoltandolo ti incuriosisce e le soluzioni trovate non sono per niente banali, così come le melodie. Ascoltatelo.

The Mountain Goats - Le melodie di John Darnielle sono sempre raffinate, come pure la sua voce. Quando leggo "The Mountain Goats" io ho sempre in mente "The Sunset Tree"...e purtroppo li non ci arriviamo più...

The Jim Jones Revue - Rock'n'roll allo stato puro, d'altri tempi...con piano e chitarre che si rincorrono a suon di riff...sembra di sentire Jerry Lee Lewis indiavolato come non mai. Il disco scorre tutto sullo stesso livello senza pause; non vi stupirà, ma a chi piace il genere, qui troverà pane per i suoi denti.

Broken Records - Sembrano sempre alla ricerca di un'epicità che però non riesce ad esplodere, sia nelle voci che nelle melodie...ed alla lunga la cosa stanca.

The Raveonettes - Il duo di Copenhagen si rivolge ad una dark new wave densa di atmosfere distorte. Un clima shoegaze che ci avvolge con un misti di inquietudine ed allo stesso tempo di serena calma. Alla fine un buon disco, forse solo un po' piatto...su tutte "War In Heaven" e "Let Me On Out".

Cake - Disco che celebra i 20 anni di carriera della band. Suona esattamente come tutti gli altri lavori...niente di nuovo sotto il sole, senza infamia e senza lode...però non è certamente uno dei loro lavori migliori.

Drive-By Truckers - Americani fino al midollo, e come sempre il suono è un misto di rock soul e country che non mi dispiace mai. Lavoro lungo ma che scorre liscio senza problemi...se avete in mente un viaggio on the road negli States, portatelo con voi :-).

Death Cab for Cutie - Se ne leggono di brutte su questo disco, ma in fondo a me non sembra proprio questo obbrobrio...semplicemente un dischetto pop che si fa ascoltare, ed a dire il vero meglio di tanti altri...per i fan.

Kaiser Chiefs - Il disco è un insieme (ben 20 canzoni) di tante piccole idee musicali...alcune si sviluppano in modo completo, altre restano solo abbozzate. Difficile trovare una linea d'unione per dare un giudizio d'insieme al lavoro anche per il modo in cui l'album è stato concepito: sul sito ci si può scaricare il proprio album composto da 10 canzoni delle 20 scegliendole a proprio piacimento...una buona idea.

The Kills - Disco che parte bene con la doppietta "Future Start Slow" e "Satellite"; ritmi ben scanditi e chitarre sferzanti. Suona molto ruvido, ma a mio parere non lascia molto. Perfino un poco ripetitivo...non mi è piaciuto.

Hey Rosetta! - Questo è il terzo per la band canadese...e quanto "Into Your Lungs" mi aveva entusiasmato, tanto questo mi ha deluso. In fondo ripropongono lo stesso canovaccio del precedente, ma mi sembra proprio privo di idee...suona slegato: ci provano a inserire le impennate orchestrali che rendevano l'altro sorprendente, ma non riescono proprio ad avvicinarsi a quei livelli.

The Horrors - Ecco, qui ho avuto un'altra delusione: in fondo il disco è quello che mi aspettavo, giusta atmosfera psichedelica, giusta impronta new wave, bella come sempre la voce di Badwan...ma melodicamente non c'è nulla di veramente incisivo. Mi sembra proprio un disco senza spina dorsale, è solo musica dilatata senza un vera rotta da seguire. Non so, gli danno tutti dei voti alti...io non sono d'accordo.