Glasvegas - Euphoric /// Heartbreak \
anno: 2011
genere: IndieRock
link: http://www.glasvegas.net/it/home
commento:
Aspettavo con ansia l'uscita di questo nuovo, dopo lo stupendo esordio, tanto da andarli a a sentire live a Milano (con Giovannino), prima ancora dell'uscita ufficiale del disco. Per prima cosa, una volta ascoltato il disco, posso dire con un pizzico di sollievo che l'ispirazione di Allan non è scemata, anche se l'impostazione sonora è diversa dal solito: più ricca di suoni, di synth, più rumorosa, più carica di beat (nuova batterista). Dopo questo va però detto che il lavoro non è "forte" in tutte le sue parti come l'esordio...ma alla fine non lascia affatto delusi. Il fosco romanticismo, la concezione decadente, la visione della musica come un'onda emotiva e coinvolgente, non è stata tradita e in fondo è proprio quello che gli adulatori amano della proposta dei Glasvegas. D'altra parte i detrattori diranno che questa piccola svolta sonora sia qualcosa di effimero e poco sincero, un modo forse per accontentare i più e di avvicinarsi così al mainstream, che il disco suona in molte parti molto simile, che il tutto è pervaso da una continua ricerca di magniloquenza fine a se stessa. Io non credo sia così, anzi credo che Allen sia sincero in quello che fa e che questo sia il suo modo di scrivere e di esprimersi; non si è svenduto, ha solo voluto rendere la sua musica un poco più luminosa; forse anche una naturale voglia di rinascita e cambiamento dopo il periodo nero (overdose) che ha attraversato. Certo a volte sembra di voler riproporre sempre quella ricerca di pathos così ben gestita nel primo lavoro, e di non riuscire a raggiungere quelle vette, ma capita solo in alcuni momenti; altri sono ben fatti a mio parere. Quindi mi sento di prendere questo disco come uno slancio verso una innovazione che per forza di cose deve esserci, non negando di essere in ogni caso molto più legato alle rade e delicatamente cupe atmosfere del primo lavoro, che resta sempre un gradino più in alto(...e forse anche qualcosa di più). In conclusione, la sensazione che mi resta è quella che i Glasvegas restano sempre una band con un qualcosina in più di molte altre, con una capacità di creare brani con melodie semplici ma accattivanti, con la potenzialità di riuscire a creare qualcosa di epicamente trascinante; e se anche questa volta non sono riusciti a coinvincermi in pieno, rimango, sicuramente non deluso, ma prima di tutto, fiducioso e speranzoso, che non li abbiamo persi, ma che sicuramente li ritroveremo, e credo proprio che saranno ancora tanti coloro che si lasceranno trasportare dai tumulti emozionali di questi "nuovi" Glasvegas. In mezzo al marasma deludente di oggi, io resto un loro sostenitore!!!
Voto al disco: 7
genere: IndieRock
link: http://www.glasvegas.net/it/home
commento:
Aspettavo con ansia l'uscita di questo nuovo, dopo lo stupendo esordio, tanto da andarli a a sentire live a Milano (con Giovannino), prima ancora dell'uscita ufficiale del disco. Per prima cosa, una volta ascoltato il disco, posso dire con un pizzico di sollievo che l'ispirazione di Allan non è scemata, anche se l'impostazione sonora è diversa dal solito: più ricca di suoni, di synth, più rumorosa, più carica di beat (nuova batterista). Dopo questo va però detto che il lavoro non è "forte" in tutte le sue parti come l'esordio...ma alla fine non lascia affatto delusi. Il fosco romanticismo, la concezione decadente, la visione della musica come un'onda emotiva e coinvolgente, non è stata tradita e in fondo è proprio quello che gli adulatori amano della proposta dei Glasvegas. D'altra parte i detrattori diranno che questa piccola svolta sonora sia qualcosa di effimero e poco sincero, un modo forse per accontentare i più e di avvicinarsi così al mainstream, che il disco suona in molte parti molto simile, che il tutto è pervaso da una continua ricerca di magniloquenza fine a se stessa. Io non credo sia così, anzi credo che Allen sia sincero in quello che fa e che questo sia il suo modo di scrivere e di esprimersi; non si è svenduto, ha solo voluto rendere la sua musica un poco più luminosa; forse anche una naturale voglia di rinascita e cambiamento dopo il periodo nero (overdose) che ha attraversato. Certo a volte sembra di voler riproporre sempre quella ricerca di pathos così ben gestita nel primo lavoro, e di non riuscire a raggiungere quelle vette, ma capita solo in alcuni momenti; altri sono ben fatti a mio parere. Quindi mi sento di prendere questo disco come uno slancio verso una innovazione che per forza di cose deve esserci, non negando di essere in ogni caso molto più legato alle rade e delicatamente cupe atmosfere del primo lavoro, che resta sempre un gradino più in alto(...e forse anche qualcosa di più). In conclusione, la sensazione che mi resta è quella che i Glasvegas restano sempre una band con un qualcosina in più di molte altre, con una capacità di creare brani con melodie semplici ma accattivanti, con la potenzialità di riuscire a creare qualcosa di epicamente trascinante; e se anche questa volta non sono riusciti a coinvincermi in pieno, rimango, sicuramente non deluso, ma prima di tutto, fiducioso e speranzoso, che non li abbiamo persi, ma che sicuramente li ritroveremo, e credo proprio che saranno ancora tanti coloro che si lasceranno trasportare dai tumulti emozionali di questi "nuovi" Glasvegas. In mezzo al marasma deludente di oggi, io resto un loro sostenitore!!!
Voto al disco: 7
Giudizio & Tracklist
/ 1. Pain Pain Never Again
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